Il presente articolo è stato pubblicato su “Welfare oggi” anno 2016, n,1
Le pagine che seguono, danno conto della fotografia aggiornata all’oggi rispetto alle politiche giovanili nazionali, tralasciandone in parte sia la storia1, sia i riferimenti alla normativa europea ed assumendo la difficoltà di procedere in uno studio che non ha saldi ancoraggi nazionali, ne definizioni uniche e condivise, ne ricerche aggiornate. Le fonti sono quindi atti normativi, letteratura “grigia” in materia, saggi e convegnistica, il web. Nel nostro Paese infatti non vi è una legge nazionale sulle politiche giovanili, ne una Agenzia nazionale per il loro sviluppo, manca sia un Piano Nazionale Giovani (vi è quello per le quattro Regioni a Obiettivo Convergenza), che un Coordinamento degli Informagiovani e/o dei Centri giovanili2.
Solo nel 2006 viene istituito il Ministero delle politiche giovanili e l’Agenzia Nazionale Giovani (che oggi si occupa in parte di Erasmus+) e nel 2004 un ente di rappresentanza giovanile nazionale (Forum Nazionale dei Giovani). Il Programma “Garanzia Giovani3”, il Job Acts, il Bonus giovani di 500 euro ed il Servizio Civile non sono qui trattati.
Le politiche giovanili sono quindi “il resto”, ciò di cui normalmente, appunto, non si parla, al di fuori anche dell’Istruzione, del Lavoro, del Sociale. Un “resto” che però potrebbe contribuire in modo decisivo allo sviluppo del Paese, se solo si riuscisse ad andare oltre le dichiarazioni di circostanza (I giovani sono una risorsa, sono il futuro, sono il presente, sono una scommessa, ecc), smettere di preoccuparsi per loro ed invece occuparsi con loro. In realtà, emblematico a tal proposito è l’andamento della ricerca del termine “politiche giovanili” su Google (figura 1). Da notare che questo andamento ha seguito quello del calo di risorse (v. Tab. 2).
Fig. 1. L’interesse per le politiche giovanili su Google, nel tempo
Fonte: Google Trends (consultato il 1 marzo 2016)
1. Un quadro istituzionale
Nel nostro Paese esiste oggi un “Dipartimento della gioventù e del servizio civile nazionale”, quale struttura di supporto al Presidente del Consiglio dei Ministri per la promozione e il raccordo delle azioni di Governo volte ad assicurare l’attuazione delle politiche in favore della gioventù ed in materia di servizio civile nazionale e di obiezione di coscienza4 (v.Tab. 1).
Tab. 1: Le funzioni del Dipartimento in materia di gioventù
Il Dipartimento provvede:
|
Fonte: www.gioventuserviziocivilenazionale.gov.it
La Tabella individua i contenuti delle politiche giovanili, divenute – con le riforme costituzionali – materia a “competenza concorrente tra Stato e Regioni”. Per questo l’assegnazione e le finalità delle risorse del “Fondo per le politiche giovanili” sono concordate in sede di Conferenza Stato, Regioni, autonomie locali. Le risorse di questo Fondo hanno però visto un calo clamoroso, passando da 130 milioni del 2007, ai 5.761.589 euro nel 2015… (v. Tabella 2).
Tab. 2: Le risorse del Fondo nazionale per le politiche giovanili 2015
FONDO NAZIONALE PER LE POLITICHE GIOVANILI |
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Anno |
Legge Finanziaria |
Fondo nazionale Politiche per le politiche giovanili |
Quota Regioni e Province autonome |
Intesa Conferenza Unificata |
2007 |
Legge 296/2006 (Finanziaria 2007) |
€ 130.000.0005 |
€ 60.000.000,00 |
14/06/2007 |
2008 |
Legge 296/2006 (Finanziaria 2007) |
€ 130.000.000 6 |
€ 60.000.000,00 |
29/01/2008 |
2009 |
Legge 296/2006 (Finanziaria 2007) |
€ 130.000.000 7 |
€ 60.000.000,00 |
29/01/2008 |
2010 |
Art. 2 comma 245 Legge 191/2009 (Finanziaria 2010) |
€ 81.087.000,00 |
€ 37.421.650,50 |
07/10/2010 |
20118 |
€0 |
€0 |
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2012 |
€0 |
€0 |
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2013 |
Legge 228/12 (Legge di stabilità) |
€ 5.278.000 |
€ 3.298.447,169 |
17/10/2013 |
2014 |
Tabella C) – Legge 147/2013 (Legge di stabilità 2014) |
€ 13.665.714 |
€ 7.106.171 10 |
10/07/2014 |
2015 |
Tabella C) – Legge 190/2014 (Legge di stabilità 2015) |
€ 5.761.589 |
3.924.690, 47 |
07/05/2015 |
Fonte: rielaborazioni su dati Segreteria della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.
2. Le Regioni
In assenza di un quadro normativo nazionale, le Regioni – anche alla luce del nuovo ruolo assegnato dalle leggi di riforma costituzionale – hanno agito da policy makers in materia, tanto che tutte (tranne Sicilia e Puglia), hanno legiferato in materia, ed alcune più volte (es. l’Umbria con la legge “Norme in materia di politiche giovanili” del 19 gennaio 2016).
Nel rapporto con lo Stato centrale, si è proceduto per un primo periodo (2007/2009) attraverso Accordi di Programma Quadro, per poi arrivare ad Intese multi obiettivo e specifiche per ciascuna Regione, fino – dal 2013 – ad individuare invece una comune finalità, che consiste nel promuovere “interventi che agevolino le condizioni e le modalità di incontro e di aggregazione dei giovani, tramite attività culturali e formative e appositi Centri e/o Spazi e/o Forme aggregative”11. Queste Intese si trasformano poi in programmi che coinvolgono le Province (oggi Enti di Area vasta e Città metropolitane) per poi ricadere sui Comuni.
3. I Comuni
Oltre alle Regioni (e per certi aspetti anche le Province con una azione di coordinamento), chi da sempre ha gestito l’intervento a favore dei giovani, sono stati i Comuni il cui impegno (in seno all’Anci) emerge addirittura fin dall’Anno Internazionale della Gioventù (1985), quando si posero come obiettivo quello di generalizzare a livello nazionale “l’esperienza degli assessorati ai Progetti giovani, con capitoli specifici per i problemi giovanili, a cui destinare almeno l’1% dell’intero bilancio di ogni singolo Comune (e Provincia), a partire dal 1985”12.
L’impegno degli Enti locali è proseguito con la costituzione della Commissione giovani di Anci, dal 2007 con le Intese tra questo ed il Governo sulla ripartizione del Fondo Nazionale e, più recentemente, anche con Ancigiovane, il network degli amministratori under 35. L’obiettivo dell’1% non è però mai stato raggiunto: la media destinata ad interventi per i giovani nel nostro Paese è stata dello 0,1% delle uscite correnti dei bilanci comunali contro un dato europeo che va dall’1,5% al 2,25%13.
4. Il resto…
ben più interessante è studiare “il resto”, cioè quei contenuti in cui le politiche giovanili hanno preso forma nei Comuni, grazie in particolare a questi Enti ed al Terzo Settore. Infatti buona parte degli operatori che lavorano con i giovani (youth workers) ed il know how in materia è fuori dalle istituzioni, ma – spesso in ottica di sussidiarietà orizzontale – insieme a queste – in Italia si è sviluppato negli anni un percorso di implementazione degli interventi per i giovani, pur disomogeneo e “a macchia di leopardo”, con “navigazioni a vista”, con poco coordinamento tra enti di livello diverso ed anche all’interno dello stesso ente (creando molte sovrapposizioni), che comunque arrivò a sviluppare oltre 300 best practices italiane14 già nel 2005.
Questo modello nazionale di eccellenze diffuse, la “via italiana” alle politiche giovanili, ha avuto difficoltà a fare sistema, in assenza di un forte ruolo assunto da istituzioni di livello regionale e nazionale. Si può dire che c’è stata una consistente proliferazione di progetti senza però una sistematizzazione delle eccellenze. Situazione che dura fino ai giorni nostri e che vede 550 progetti attivi nelle Aree Obiettivo Convergenza (Campania, Puglia, Calabria, Sicilia), un Assessorato ai Giovani presente nel 90% dei Comuni italiani ed una proliferazione di progetti inviati a Enti e Fondazioni che supera i 30.000 dal 2007 ad oggi…
Diventa interessante scoprire quali sono i contenuti delle politiche per i giovani: uno strumento di ricerca è il web che attraverso appositi strumenti, può diventare da luogo di ricerca di informazioni a quello di luogo di informazioni per la ricerca. Così monitorando il web per un periodo preciso (in una settimana 705 clips) con un sistema di ascolto (“Talkwalker) e rielaborando i dai, si ottengono una serie di informazioni che rappresentano la frequenza delle categorie lessicali associate al termine “politiche giovanili”, così come vengono pubblicate on line. Sono oltre 40 (v. Tabella seguente), rappresentano le azioni in cui si concretizzano nella vita delle persone, i programmi delle istituzioni (v. Tab. 3).
Tab 3. Gli oggetti delle politiche giovanili in Italia, oggi
Se al primo posto c’è il Servizio civile (ed in effetti rispecchia la realtà a partire dalle deleghe del Dipartimento), non si può non notare come invece “Eventi / incontri” abbiano un ruolo importante, così come le nomine di assessori. In effetti, in ogni Comune o quasi esiste un assessore con delega. Una sintesi di quanto emerge è la Tab. 4.
Tab. 4 un commento alla web analysis
Elemento |
Criticità |
Positività |
Varietà qualitativa azioni |
Assenza di “mainstreaming” |
Progettazioni locali (v. più avanti) |
Ricerca di senso delle azioni |
nazionale |
Alta flessibilità e dinamismo |
Linee guida europee |
Poco conosciute e seguite |
Presenti nelle “buone pratiche” |
Le otto competenze chiave |
Indicazioni poco seguite in generale |
Presenti nelle innovazioni |
Forte presenza di tradizione |
Blocco dell’innovazione |
Emerge un know how specifico |
Progettazione e coinvolgimento |
Basso coinvolgimento giovanile |
Giovani ricercati per realizzazione |
Scuola (Superiori e Università) |
E’ contenitore di giovani, non luogo |
Spesso è presente nelle reti |
Servizi tradizionali |
Crisi di IG, CAG, Forum, ecc. |
Più contemporaneità nelle azioni |
Politica e amministrazione |
Molte nomine e questioni locali |
Questioni giovanili sono “polis” |
Servizio Civile |
I 100.000/anno vanno raggiunti… |
Grande azione nazionale |
Partecipazione attiva |
Non è più l’unico obiettivo |
Si cercano nuove forme (es. i “co”) |
Nuovi bandi del Dipartimento |
Tempi lunghi e incerti |
Inclusione e talento insieme |
Ad esempio nei Comuni ex capoluogo di provincia (cinque dei quali commissariati a gennaio 2016), su114, ben 109 sono le delegate alle politiche giovanili assegnate. Anche questa materia è quindi divenuta una “carica” ed entra nelle fasi caratteristiche delle assegnazioni, trattative, dimissioni, ecc. In generale si assiste quindi ad una frammentazione dei contenuti e ad una polverizzazione degli interventi sul territorio nazionale.
D’altro canto si assiste anche nel nostro Paese ad una serie di azioni nel campo dell’educazione non formale (quindi al di fuori dell’istruzione, formazione, lavoro, ecc.) che prende il nome di “youth work” inteso come percorsi di apprendimento di competenze spendibili sul mercato del lavoro, acquisibili per il 70% al di fuori dalla scuola.
La recente introduzione del sistema duale della formazione, con accordi tra Regioni e Dipartimento, conferma questa tendenza. Auspicabile sarebbe finalmente garantire una trasversalità di tutti i settori che hanno a che fare con i giovani (dall’urbanistica al sociale, dai trasporti alla cultura, dal lavoro, agli scambi europei, dall’impresa al servizio civile, ecc.) a livello comunale, regionale, nazionale e garantire politiche che sappiano costruire opportunità per le giovani generazioni.
Detto in altre parole, bisogna “fare politica con le politiche giovanili”: quindi il facilitare gli accessi a lavoro, casa, credito, sostenere l’innovazione sociale dei giovani, significa costruire percorsi di autonomia verso l’adultità. Ed oggi vi è una larga parte della società italiana sente crescere il bisogno di esprimere il proprio talento, di uscire dall’opacità, di immaginare un futuro più brillante. É da queste energie che l’Italia deve ripartire. Perché il compito di un paese moderno e avanzato è quello di sostenere i propri cittadini non solo nel momento del bisogno, ma anche nella realizzazione delle proprie ambizioni e delle proprie potenzialità.
Da quanto detto fino a qui, emerge che la sfida del futuro delle politiche giovanili sarà quella di connettere politiche sociali, urbani, culturali, ambientali ed economiche, uscendo una volta per tutte dalla sfera del sociale, della marginalità, del disagio. Ciò, appunto, sempre valorizzando il ruolo dei giovani nei processi di cambiamento e creando una infrastruttura sociale aperta in grado di promuovere e vitalizzare altre nuove connessioni sociali.
1 A cui si rimanda a Arianna Bazzanella, Giovanni Campagnoli, Giovani e politiche giovanili in Italia, in “Autonomie locali e servizi sociali” 3/2014, pp. 379-402.
2 Si stima che i Servizi maggiormente diffusi per i giovani, siano circa 2.000 in Italia, tra IG e CAG. Fonte: Campagnoli G. (2010), La situazione italiana. In A. Bazzanella (a cura di), Investire nelle nuove generazioni: le politiche giovanili in Italia e in Europa, (pag. 148 e ss).Trento: IPRASE del Trentino.
3 l’Italia (Ministero e Regioni) ha attivato il programma “Garanzia giovani”, una nuova sfida per i Paesi in cui la disoccupazione giovanile supera il 40%, ai quali l’UE ha riservato ben 1,5 miliardi per il 2014 ed il 2015.
4 http://www.gioventuserviziocivilenazionale.gov.it/sx/dipartimento/competenze.aspx (consultato il 29.02.2016)
5 L’art. 1 comma 1290 della Legge 296/2006 integra il fondo di 120 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.
6 V. Nota sopra
7 V. Nota sopra
8 L’art. 2 comma 1 del DL 78/2010 convertito in Legge 122/2010 a decorrere dall’anno 2011 ha disposto una riduzione lineare del 10% delle dotazioni finanziarie, iscritte a legislazione vigente nell’ambito delle spese rimodulabili di cui all’art. 21 comma 5. lettera b), della citata legge 196/2009
9 Per il 2013 la quota ripartita alle Regioni ammonta al 62,49% del totale del Fondo. Ai Comuni il 12,50% e alle Province il 5,01%
10 Per il 2015 la quota ripartita a Comuni, città metropolitane ed Enti di Area Vasta, ammonta al 24% del totale del Fondo (1.220.677,92 euro). Quella alle Regioni ammonta al 30% del totale del Fondo, a cui si aggiungono le risorse non erogate alle Regioni negli anni 2013 e 2014 (circa 2,4 milioni), per un totale di 3.924.690,47 euro.
11 Intesa Stato, Regioni, Enti locali del 07.05.2015.
12 Montanari F. (1984), Gli Enti locali per una politica a favore dei giovani. In AAVV
, Dalle esperienze degli Enti locali, le idee di una politica nazionale per i giovani. Vicenza: Convegno Anci (15-16-17 Novembre 1984).
13 Fonte: Campagnoli G. (2009), L’evoluzione dei compiti e dei ruoli delle politiche giovanili in Italia. In R., Grassi, A cura di, Esperienze di politiche giovanili in provincia di Milano. (pagg. 17/31). Milano: Iard RPS Provincia di Milano.
14 In base ad un censimento che nel 2005 l’Osservatorio del Veneto ha svolto e riportato da Maurizio R. (2006) al Meeting, in “Giovani senza frontiere. Costruiamo insieme il nostro futuro – Meeting regionale dei giovani del Veneto”. Jesolo: Regione Veneto (16 settembre 2006).
Giovanni Campagnoli è presidente della Fondazione Riusiamo l’Italia e si occupa in particolare di rigenerazione urbana e di start up culturali. Ha lavorato in Hangar Piemonte (www.hangarpiemonte.it) ed è stato (dal 2017 al 2021) membro del consiglio direttivo dell’Agenzia nazionale giovani.
Dal 2004 dirige la rete politichegiovanili.it, lavorando nell’ambito della ricerca, della consulenza e della formazione su politiche pubbliche per la gioventù, in particolare start up, nuovi lavori, spazi di aggregazione e centri di innovazione culturale e sociale.
Nell’ambito delle politiche giovanili ha collaborato per anni con la Provincia autonoma di Trento, con Rete Iter, con le cooperative sociali Lotta di Sesto San Giovanni, Aurora Domus di Parma e Smart di Rovereto, con il Centro servizi volontariato Varese, con il Comune di Verbania e con la Fondazione Compagnia di San Paolo. Ha inoltre lavorato per il Comune di Rovereto (consulenza al Tavolo organizzazioni giovanili) e per le città di Formigine (progettazione incubatore su social innovation), Monza (candidatura a capitale italiana dei giovani) e Piacenza (progetto No Neet).
Dal 1993 al 2013 è stato amministratore della cooperativa sociale Vedogiovane (NO), occupandosi dell’area politiche giovanili, con attività di formazione e consulenza a molti enti pubblici e del terzo settore. Successivamente ha lavorato per l’Incubatore certificato Enne3 dell’Università del Piemonte Orientale.
Sul tema delle politiche giovanili ha curato numerose ricerche e pubblicazioni.
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