Pensieri,interessi, opinioni online dei giovani di periferia.

Chi opera nel sociale, sa che ogni progettazione di successo parte dall’ascolto e dal coinvolgimento dei destinatari degli interventi. Ciò vale ancora di più per gli adolescenti.
Eppure, anche se diventano oggetto di dibattito, studi e convegni, si fatica a distinguerli, a riconoscerli, comprenderne i problemi e,   conseguentemente, a dar loro un posto. Così i giovani appaiono oggi soggetti marginali, piuttosto che protagonisti del presente, non certo attori  da coinvolgere in fase di elaborazione di politiche. Oppure, a livello locale, il coinvolgimento avviene attraverso generiche dichiarazioni nella fase  di preparazione dei progetti, con un approccio in cui pare che quasi non importi chi siano i giovani coinvolti, purché ci siano (Cordella, G., Guidi,  R. (2012), Costruire politiche giovanili. Discorso pubblico, pratiche e innovazioni in Italia e in Toscana, Roma, Carocci).
Si può dire quindi che generalmente nello sviluppo di politiche loro rivolte, non ci sia stato certo un forte coinvolgimento dei giovani nelle fasi di elaborazione delle azioni che li riguardano, nonostante sia ormai dimostrato come questa dimensione sia poi proporzionale all’efficacia degli interventi (è lo stesso principio, usando una metafora e con le dovute differenze, di incrementare i risultati della raccolta differenziata  coinvolgendo il più possibile i cittadini a collaborare _G. Arena, Cittadini attivi, Edizioni Laterza 2005).
Oggi però il 2.0 permette modalità di ascolto molto accattivanti, a forte appeal per i giovani, e di coinvolgimento attivo ed emotivo forte (o  “engagement”, vedi più a vanti). A sottolineare l’importanza e la necessità dell’ascolto degli adolescenti, vi sono anche ragioni etiche e di senso, ben riprese ed esplicitate nei contenuti di alcune leggi nazionali ed europee, in favore delle giovani generazioni. Infatti già la legge 285/97 (art. 6,  c.1) promuove a valorizza la partecipazione dei minori a livello propositivo, decisionale e gestionale in esperienze aggregative, nonché occasioni  di riflessione su temi rilevanti per la convivenza civile e lo sviluppo delle capacità di socializzazione e di inserimento nella scuola, nella vita aggregativa e familiare.
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2. Ascoltare gli adolescenti (on line…).
Nell’ambito dei Servizi educativi, ricerche ed indagini sulle condizioni giovanili non sono mancate nel corso degli anni e diverse istituzioni autorevoli costantemente pubblicano gli esiti di lavori di indagine molto seri (a titolo di esempio, Istituto degli Innocenti, Save the Children Italia, Data giovani, Osservatorio Giovani, ecc.).
Come molte altre attività che hanno risvolti sociali, anche la ricerca è nata nel mondo profit (nella forma della indagine di mercato) per rilevare preferenze, interessi e gusti delle persone (il “consumatore”). Trasferita poi in ambito sociale, la ricerca ha dato molte indicazioni progettuali e operative. Oggi la “ricerca di mercato”, con l’avvento dei 2.0, dei social e dei “Big data” assume coordinate diverse: si parla infatti di “pro-sumer” (o “consum-attore” e non più di “consumer”), sempre più sembra che sia il societing – più del marketing – la nuova disciplina utile a comprendere nuove tendenze. I grandi utilizzatori del 2.0, sono le giovani generazioni.
Così, se nel lavoro con i minori e adolescenti, generalmente è stato più difficile tradurre i risultati delle ricerche “tradizionali” in azioni operative o policy vere e proprie, oggi ci potrebbe essere un cambio di paradigma. Infatti i “nuovi” (Andorlini C., Bizzarri L., Capelli A., Gagliardo M., La Terza V., Palis I., Spinelli C. (2014), New. Visioni di una generazione in movimento, Pacini Editore, Pisa)  sono sempre più informati dalla rete e allo stesso tempo sono anche produttori e condivisori di informazione sul web. Non solo “nativi digitali”, ma vera e propria “bit generation” in quanto attraverso le tecnologie digitali, esprimono nuovi linguaggi, inedite forme comunicative e innovativi processi culturali e di partecipazione (Savonardo L. (2013), Bit Generation. Culture giovanili, creatività e social media, Franco Angeli, Milano).
Condividere, esprimere pareri ed apprezzamenti (dai “mi piace” agli “emoticons”), partecipare a discussioni on line, sono anche tutte informazioni che vengono messe in rete e, pertanto, tracciabili e rintracciabili. Infatti “condividere” in rete vuol dire sempre più condividere non solo con chi si desidera, ma si va oltre. L’orientamento “business” di Facebook è emblematico: permettendo una targettizzazione così precisa dei propri utenti, gli iscritti diventano “target group” di campagne promozionali ad altissima profilazione.
I dati che gratuitamente vengono immessi sui social per descrivere il proprio sè, assumono valore economico per le “campagne Facebook”. Una rivoluzione nella creazione di valore. Ma che non finisce qui: sempre più società di ricerca on line, di social intelligence, considerano il web sia uno strumento di ricerca di informazioni (principalmente grazie ai “motori di ricerca”) , che un luogo che offre “informazioni per la ricerca”. Ognuno è al contempo cercatore e produttore di informazioni.
Come detto, sul web si trova davvero tutto e di tutto, è ben rappresentata la vita reale e quotidiana delle persone, con le loro opinioni, fatti, preferenze e gusti. Un luogo dove, ai fini della ricerca, tutto ha il vantaggio di essere facilmente trovabile, misurabile e tracciabile. Non serve cercare dati altrove, internet offre un bacino illimitato di opinioni, si tratta solo di sapere come cercarle e sfruttarle al meglio governando la comunicazione sui diversi canali. L’interesse verso qualunque tema può allora essere rilevato e anche misurato attraverso modalità on line. La pubblicità, ad esempio, si avvale costantemente di questi flussi di informazioni.
L’articolo “Centri di aggregazione e adolescenti on line: pensieri,interessi, opinioni dei giovani di periferia”  è il primo lavoro nazionale sulle politiche giovanili, svolto con una metodologia nuova (“2.0”). La  ricerca è stata elaborata nell’ambito del finanziamento Legge 285/97, da Coop soc. Kairos, Roma (11 giugno 2015) per Comune di Roma – Dipartimento Politiche Sociali, Sussidiarietà e Salute .

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