Centri e spazi di aggregazione e animazione per i giovani.

Negli ultimi 20 anni, nel nostro Paese lo sviluppo degli spazi di aggregazione è avvenuto in connessione a quello delle politiche giovanili. Dall’entrata in vigore della legge 285/97 (e del relativo Fondo per l’infanzia e l’adolescenza) si è poi passati all’istituzione del Ministero della Gioventù (2007) e del Fondo per le politiche giovanili, con lo sviluppo di accordi quadro regionali che prevedevano sempre un impulso all’avvio e/o al sostegno di questi spazi (v. Fig. 1).
Fig. 1: Tipologia dei progetti attivati nel primo triennio della 295/97

Tipologia Valori assoluti Valori percentuali
Laboratorio 555 39,00%
Centro di aggregazione 493 35,00%
Centro ricreativo 364 26,00%
TOTALE 1412 100,00%

Fonte: Banca dati del Centro nazionale Infanzia Adolescenza. Distribuzione sul totale dei 6.601 interventi catalogati in attuazione della legge 285/97 (Anno 2000)

Nell’ambito delle politiche giovanili, quello degli spazi è stato (e lo è tutt’ora) un tema “classico”. Si pensi alla tradizione più che centenaria degli oratori e a quella almeno trentennale dei centri di aggregazione.

Finanziati dallo Stato negli anni ’80, con i fondi delle leggi di contrasto a criminalità giovanile e prevenzione di droghe, gli spazi giovanili negli anni ‘90, vedono un nuovo sviluppo grazie all’applicazione della legge 285/97, soprattutto durante gli anni in cui è rimasta in funzione attraverso lo sviluppo di programmi regionali. Non solo: tra il 2008 ed il 2010, il tema viene ripreso da ben 20 dei 21 Accordi di Programma Quadro (APQ) siglati tra il Dipartimento delle Politiche giovanili e le Regioni, oltre ad essere oggetto di un disegno di legge ministeriale, quello sulle comunità giovanili (o “villaggi dei giovani”), presentato in Parlamento il 7 luglio 2010.

Questa attenzione istituzionale è coerente con le richieste dei giovani (recenti indagini nazionali indicano come quella degli spazi sia in testa tra quelle formulate agli amministratori) e con i loro nuovi bisogni (accesso al lavoro e all’impresa, occasioni di sperimentazione espressiva/creativa, alfabetizzazione alle nuove tecnologie, ricerca di nuovi luoghi di partecipazione): si tratta di comprendere meglio in che modo questa attenzione riesce a concretizzarsi nei vari territori. Infatti, nonostante tutto questo “fermento”, ad oggi in Italia non esiste ancora una ricerca nazionale in materia di Centri di Aggregazione, né un registro nazionale, né una loro stima quantitativa.

Provando ad elaborare un piccolo studio, si parte dalla forte stagione di crescita dei centri di aggregazione giovanile (CAG), monitorata da più osservatori, negli anni ’80 e ’90. Infatti, relativamente ai CAG, secondo la rilevazione del “Centro nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza”, nel 2000 vi erano già 530 progetti di questo tipo finanziati dalla Legge 285/97, a cui si sarebbero dovuti aggiungere quelli già esistenti, arrivando così a circa 900.

A partire dal 2000 e fino al 2004, grazie soprattutto a finanziamenti pubblici (oltre alla L. 285/97, le leggi sulla prevenzione delle tossicodipendenze, le diverse leggi regionali in materia, quella sugli oratori e così via), si è sviluppata una pluralità di progetti legati all’aggregazione giovanile intesa come primo livello del protagonismo sociale dei giovani e come forma di prevenzione primaria aspecifica. Sempre nel 2004, il finanziamento di servizi ricreativi ed educativi per il tempo libero è il secondo ambito di intervento sostenuto dalla legge 285/97, con un valore assoluto di 1.765 progetti, pari al 35,4% del totale.

Ciò non significa assolutamente che siano stati finanziati solo dei centri di aggregazione per adolescenti, anzi, è piuttosto un’indicazione della considerazione crescente di una tipologia di interventi non solo riparativi. Per arrivare ad una stima dei centri giovanili, si deve dunque ricorrere a più fonti: i 21 APQ, una ricerca del 2006 della Provincia di Pistoia e del Gruppo Abele, i siti web delle regioni e altre fonti.

Con tutta la prudenza del caso, si evidenzia una crescita nei successivi due anni di ulteriori 300 centri, su uno stock consolidato di circa 1.100 presenti nel 2006 (Campagnoli, 2010). Stime che danno conto di una crescita fino al 2009, per poi calare negli anni più recenti. Dal 2009 le risorse e le attenzioni per le politiche giovanili sono infatti notevolmente diminuite, con una drastica riduzione del Fondo politiche giovanili, passato da 130 milioni di euro nel 2007 a 5,3 nel 2015.

Usando Google come fonte di indagine dei termini maggiormente cercati, la serie storica dal 2007 ad oggi di quanto le parole chiave “politiche giovanili” sono presenti in questo motore di ricerca, è eloquente (v. Fig. 2). Da notare che questo andamento ha seguito quello del calo di risorse.

Le ultime due Intese tra Dipartimento e Regioni (2013 e 2014) hanno previsto – in relazione ai tagli che via via venivano apportati al Fondo Nazionale delle Politiche Giovanili – una sola finalità su cui concentrare le risorse, cioè la realizzazione di Centri/forme di aggregazione giovanile atti a migliorare le condizioni di “incontro” dei giovani (Bazzanella / Campagnoli, 2014).

Anche l’Intesa tra Dipartimento e Comuni (Anci 2014) ha attivato alcuni bandi su due azioni, entrambe miranti alla creazione di nuovi spazi per i giovani, una rivolta alle 120 città con popolazione tra i 50.000 e i 150.000 abitanti (800.000 euro, ComuneMente giovani. Nove progetti finanziati, su 73 domande pervenute, di cui 9 non ricevibili, da parte di 68 Comuni. Fonte: rielaborazioni da www.anci.it consultato il 23 maggio 2015), per l’innovazione sociale e una seconda destinata ai 64 Comuni dell’Osservatorio “Smart city” (1 milione di euro, “MeetYoungCities: Social innovation e partecipazione per i giovani dei Comuni italiani” – 10 progetti finanziati, su 91 domande pervenute. Fonte: rielaborazioni da www.anci.it consultato il 23.5.2015).

Identici gli obiettivi delle due azioni, cioè il sostegno a progetti per interventi che coinvolgano i giovani nel codesign di spazi e servizi nel settore sociale e culturale e per il co-working.

Una definizione

Il Centro di aggregazione consiste in un insieme di opportunità di aggregazione all’interno di un contesto organizzato, che propone vincoli (regole, orari…), ma anche risorse (psicologiche, pedagogiche e strutturali) che possono essere liberamente utilizzate dagli adolescenti: spazi di animazione e di scoperta, anche per relazioni significative tra coetanei e tra adolescenti ed adulti.

Il Centro di aggregazione può costituire una risorsa complementare alla scuola, laddove riesca ad organizzare iniziative comuni da svolgere oltre l’orario scolastico, in applicazione della direttiva n. 133/96 sullo sviluppo delle iniziative complementari ed integrative. Il Centro di aggregazione può assumere alcune sfide che il mondo adolescenziale esprime in ordine ai bisogni di acquisire le parole per discutere e per tessere nuove mappe concettuali adeguate a disegnare nuovamente il presente; sviluppare criticità creativa oltre il conformismo, per superare il senso di disagio e confusione che molti vivono; partecipare per arrivare a nuove contrattualità nei diversi ambiti della vita sociale e sperimentare nuove forme di cittadinanza; esercitarsi nel progettare, realizzare, verificare attività legate ad interessi di gruppo e rilevanti per la vita collettiva. Il Centro di aggregazione sviluppa due funzioni di notevole importanza: quella animativa e quella educativa. Da un lato agisce come centro di tipo promozionale, attivo, orientato all’aggregazione tra coetanei ed alla socializzazione culturale, al protagonismo sociale degli adolescenti, dall’altro contribuisce al loro processo formativo (inteso come costruzione di senso), di acculturazione, all’apprendimento di competenze e abilità sociali e più complessivamente alla costruzione di un diverso rapporto con le dimensioni dello spazio e del tempo, con il mondo adulto, con le istituzioni.

Il Centro può dedicare notevole attenzione alla dimensione culturale, orientandosi ad ampliare l’alfabetizzazione di base, di saperi e competenze, spesso sottoutilizzati, inerenti i versanti:
– storico e geografico: si tratta di avvicinare gli adolescenti alla logica del progetto, del rapporto tra passato, presente e futuro,
– scientifico: si tratta di proporre l’idea della sperimentazione, in cui sviluppare un rapporto sempre più stretto tra il fare ed il pensare,
– artistico: si propone una pratica del corpo, del suono, dell’immagine mediante la costruzione di situazioni ludiche – motorie, attraverso l’ascolto e la produzione sonora, forme di gestualità.

La visione europea degli spazi giovanili

LEGGI TUTTO il testo elaborato nell’ambito del progetto “Ricerca – intervento per lo sviluppo del sistema cittadino dei centri di aggregazione per adolescenti” promosso dal Dipartimento Servizi Educativi e Scolastici di Roma Capitale e realizzato dall’Associazione Temporanea di Scopo formata da Oasi (capofila), Rete ITER e LUMSA, con il finanziamento della legge 285/97 (giugno 2015).

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