Apprendere la resilienza: Il contributo della scuola e della comunità educante nello sviluppo della resilienza dei giovani

di Francesco Pisanu

Per generazioni si è pensato che la maggior parte delle risorse individuali che le persone hanno per affrontare le situazioni quotidiane fossero definite in maniera ereditaria: il termine “temperamento” era ancora in voga nella psicologia accademica negli anni 70/80 del secolo scorso. Questa interpretazione è stata data non solo per i tratti di personalità più tradizionali (estroversione, coscienziosità, stabilità emotiva, …), ma anche per le cosiddette “forze del carattere” (che oggi potremmo avvicinare alle cosiddette capabilities) che, seppur non essendo parte del mondo dei tratti più stabili, sono ad essi collegate: l’ottimismo, la resilienza, la grinta, la perseveranza, solo per citarne alcune.

La resilienza, insieme all’ottimismo, ha suscitato molta attenzione negli studi psico-sociali e in quelli economici sul capitale umano. Nella sua definizione tradizionale, la resilienza è l’insieme delle risorse psico-sociali che consentono a ciascun individuo di affrontare e superare situazioni traumatiche e/o problematiche. Negli studi economici sull’educazione, ad esempio, è frequentemente collegata con situazioni di disparità socio-economica di partenza: lo studente resiliente, ad esempio, è colui che, partendo da una situazione svantaggiata (reddito basso, cittadinanza straniera, livello culturale famigliare basso) riesce ad ottenere risultati di apprendimento non diversi, o in alcuni casi superiori agli studenti in situazioni più “agiate”.

Il presente articolo vuole contribuire al dibattito su questo tema focalizzando l’attenzione su tre punti:

  • la resilienza non è un unicum isolato di competenze non cognitive, ma può esistere ed essere efficace all’interno di un contenitore più ampio di tali competenze (ad esempio il modello “HERO”, che inserisce la resilienza all’interno di un blocco non cognitivo composto anche da ottimismo, speranza e autoefficacia);
  • la resilienza è educabile attraverso l’esperienza scolastica ed extrascolastica organizzata (comunità educante); gli strumenti educativi delle strategie di apprendimento e delle strategie sociali e culturali verranno presentati nell’articolo;
  • la resilienza ha un impatto sui progetti di vita delle persone (successo formativo e inserimento lavorativo e sociale), soprattutto nei momenti di transizione dall’età dello sviluppo all’età adulta.

Esempi di pratiche e attività di sviluppo della resilienza in ambito scolastico e extrascolastico organizzato, da progetti di ricerca-intervento nella Provincia di Trento, verranno presentati nell’articolo.

Francesco Pisanu, lavora al Dipartimento Istruzione e Cultura della Provincia autonoma di Trento come ricercatore senior in area educativa e responsabile dell’Ufficio per la Valutazione delle Politiche Scolastiche.

 

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L’artwork del mese di Gennaio è stato realizzato da @claudi_.a (Claudia Vitali) dedicato agli incendi che in gennaio hanno devastato l’Australia e il suo habitat

 

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